La fuga dei cervelli: il Portogallo come modello per contrastare l’esodo giovanile?

inastinews

inastinewsIl fenomeno della “fuga dei cervelli” rappresenta una delle questioni più delicate per l’Italia contemporanea, con implicazioni che vanno ben oltre la semplice perdita di talenti. Ogni anno, migliaia di giovani, spesso altamente qualificati, decidono di lasciare il Paese in cerca di opportunità migliori all’estero. Questa emorragia di risorse umane colpisce il tessuto economico e sociale, portando via competenze e potenziale innovativo che sarebbero fondamentali per il rilancio della nazione. Secondo dati recenti, nel solo 2022, circa 100.000 italiani hanno scelto di trasferirsi all’estero, in cerca di un futuro più promettente. Un vero e proprio esodo che solleva domande sul futuro del Paese, soprattutto alla luce della crescente competizione globale per il talento.

Di fronte a questo scenario preoccupante, le misure che il governo portoghese sta adottando possono offrire uno spunto di riflessione anche per l’Italia. Il Portogallo, con il suo nuovo piano di sgravi fiscali per i giovani sotto i 35 anni, sta cercando di frenare un problema analogo. Nonostante la crisi economica che attanaglia molti paesi europei, il governo di Lisbona ha scelto di investire nella sua gioventù, riconoscendo che il capitale umano è il vero motore della crescita. L’obiettivo è chiaro: convincere i giovani a restare, creando le condizioni per una vita economicamente sostenibile e, contemporaneamente, attrarre nuovi talenti dall’estero. Una strategia che, pur presentando un costo economico immediato di 650 milioni di euro, potrebbe ripagarsi nel lungo termine grazie a un maggior dinamismo del mercato del lavoro e all’innovazione generata dai giovani.

Gli sgravi fiscali promossi dal governo portoghese prevedono un’esenzione totale dalle tasse sui redditi fino a 28.000 euro per tutti i giovani di età inferiore ai 35 anni, per il primo anno. Successivamente, l’esenzione fiscale si ridurrà progressivamente nell’arco di dieci anni passando dal 75%, al 50% per terminare al 25%. Si tratta di un piano strutturato per accompagnare i giovani verso una maggiore indipendenza economica, incentivando sia i residenti sia gli stranieri a considerare il Portogallo come una destinazione per il futuro.

In Italia, nonostante si parli spesso della necessità di trattenere i talenti, poche sono le misure concrete messe in atto per affrontare la questione. Gli incentivi fiscali per il rientro dei cervelli, per esempio, sono stati accolti con interesse, ma non sembrano sufficienti a contrastare l’emorragia di giovani laureati che lasciano il Paese. La mancanza di un sistema fiscale davvero agevolato per i giovani professionisti, unita a condizioni lavorative spesso precarie e poco valorizzanti, continua a spingere le nuove generazioni a cercare fortuna altrove. È evidente che misure come quelle adottate dal Portogallo potrebbero essere un modello da considerare seriamente anche per il contesto italiano.

Il piano portoghese non è esente da rischi, specialmente sul fronte della sostenibilità fiscale. Tuttavia, rappresenta un coraggioso tentativo di risolvere una questione che, se ignorata, può compromettere il futuro del Paese. L’Italia potrebbe trarre insegnamento da questa iniziativa, valutando non solo l’efficacia di un intervento fiscale mirato, ma anche l’importanza di un quadro di politiche integrate che comprendano il sostegno all’occupazione giovanile, incentivi all’imprenditoria e agevolazioni per l’acquisto della prima casa.